Umbria mistica
L’Umbria è terra eletta per spiritualità diffusa. Questo volto sereno e contemplativo, che ha radici profonde nel sentimento degli umbri, non è però vissuto come un dato storico immutabile, bensì come una ricerca continua, che oggi trova la sua più forte e nobile espressione nella Marcia della Pace, l’immenso corteo di genti diverse per etnia, cultura, religione e opinione politica, simbolicamente allacciate tra Assisi e Perugia per rinnovare ogni anno il rivoluzionario messaggio francescano di pace e di fratellanza tra i popoli.

Sacralità naturale
Il tessuto della spiritualità umbra ha in Assisi il suo cuore, ma la trama è vasta e antichissima. Inizia con la sacralizzazione della natura, vissuta nell’antichità in intimo legame con la vita e il pensiero degli uomini. Le Fonti del Clitunno, dedicate al "nume benigno e fatidico", ospitavano tra le fredde e limpide polle di risorgiva molti templi e un oracolo, cui non disdegnavano di chiedere consigli anche gli imperatori.


Le fitte leccete del Monteluco di Spoleto furono bosco sacro a Giove e rifugio di eremiti nei primi secoli dell’era cristiana, per poi accogliere nel santuario fondato forse dallo stesso Francesco una comunità di frati. Prima che il santo d’Assisi e i suoi compagni scegliessero il Subasio per ritirarsi in preghiera nell’eremo delle Carceri, le selve di questo monte, allora fitte e impenetrabili, nascondevano grotte dove si ritiravano in solitudine gli eremiti.

Preghiera e lavoro
Giunsero poi sul Subasio i Benedettini per costruire un’abbazia dedicata al loro fondatore, san Benedetto, patrono d’Europa, padre del monachesimo occidentale, che aveva avuto nel 480 i natali a Norcia, allora nodo vitale delle comunicazioni tra l’Umbria e l’Adriatico. Sostenuto da santa Scolastica, sua sorella gemella, fissò le regole della vita monastica fondate sulla preghiera, lo studio e il lavoro.

I Benedettini bonificarono e dissodarono terre, e disseminarono di chiese e monasteri l’Umbria intera:
S. Paolo inter vineas a Spoleto, S. Pietro a Perugia, S. Maria di Valdiponte a Montelabate, il Sassovivo presso Foligno, S. Salvatore di Monte Corona in val Tiberina, l’abbazia di Petroia a Città di Castello, S. Eutizio presso Preci.
Monumenti che oggi rimangono a testimoniare la diffusione degli ideali mistici non meno che l’impegno degli uomini di fede verso l’arte, straordinario mezzo di comunicazione della società medievale.

Il Patrono dell’amore
Secondo una tradizione dalle origini molto incerte, il primo matrimonio misto dell’era cristiana fu celebrato in Umbria da san Valentino martire, forse vescovo di Terni, proclamato dalla devozione popolare protettore degli innamorati. L’unione dei due sposi, un legionario pagano e una fanciulla cristiana, è raccontato come un evento memorabile in quei secoli segnati da persecuzioni e intolleranze, e viene inteso come un atto simbolico di riconciliazione e fratellanza che ogni anno, il 14 febbraio (dies natalis di S. Valentino), è ricordato con solenni celebrazioni nella Basilica di Terni, dove il santo è sepolto.

La rivoluzione francescana
La straordinaria vicenda umana e spirituale di san Francesco, il patrono d’Italia, nato in Assisi verso il 1181, è il nodo nevralgico della storia regionale. L’Umbria esplode sulla scena internazionale proprio raccontando al mondo la storia del santo di Assisi mirabilmente raffigurata sulle pareti della Basilica.

Dopo quell’evento, non solo il pensiero cristiano ma anche l’arte e l’architettura italiane non furono più le stesse, rivoluzionate dalla lezione delle grandi chiese sorte per onorare le reliquie di Francesco e della sua compagna Chiara in quell’incomparabile "cantiere" che fu Assisi nel XIII secolo. Celebrato come il santo della letizia e della semplicità, Francesco, assertore della povertà come perfetta imitazione di Cristo, fu un uomo caparbio, tormentato e profondamente partecipe della vita travagliata del Duecento umbro, segnato da rivalità intestine e da guerre di potere.
Il santo della contemplazione e della solitudine eremitica viaggiò come pochi uomini del suo tempo, portando il suo rivoluzionario messaggio di pace fin nella lontana Damietta. L’itinerario nei luoghi del francescanesimo primitivo, dentro e fuori Assisi (la Porziuncola a S. Maria degli Angeli, il convento di S. Damiano, l’eremo delle Carceri, il santuario di Rivotorto), racconta dunque di una spiritualità serena ma profondamente vissuta da uomini e donne che scelsero la via del misticismo senza mai allontanarsi dalla realtà del loro tempo.

 

Santità al femminile
Ancor più intimamente legate alle quotidiane fatiche delle vita sono le sante umbre, prima fra tutte Rita da Cascia, la santa della devozione popolare che faceva sbocciare le rose d’inverno.
Prima di Rita, altre donne come Margherita da Cortona, Chiara da Montefalco, Margherita da Città di Castello, Giovanna da Orvieto, Angela da Foligno avevano saputo conciliare la preghiera con l’impegno civile.
Le tante iniziative che fioriscono oggi, in Assisi "città della pace" come in altri luoghi dell’Umbria, rinnovano dunque continuamente la spiritualità di questa terra, che mai fu immobile contemplazione ma piuttosto vitale intreccio di valori e ideali nei quali trova identità la civiltà stessa degli umbri.
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