OREFICERIA
L’oreficeria, in Umbria, rappresenta una realtà viva che, nel tempo e in controtendenza con gli altri settori dell’artigianato artistico, ha visto aumentare il numero egli occupati con un’età media molto bassa.
Ciò è dovuto, in particolare, alla presenza sul territorio di Istituti Statali d’Arte come quello di Spoleto, con sezioni dedicate all’oreficeria. I maestri d’arte,usciti dalle scuole e il personale formatosi in specifici corsi professionali hanno dato vita, nella regione a nuovi laboratori, tra cui eccellono quelli della zona di Città di Castello.
I luoghi di produzione tradizionale sono: Perugia, Torgiano, Spoleto, Orvieto e Terni. In queste città, i maestri orafi hanno riportato alla luce la tecnica etrusca della granulazione consistente nel saldare diversi granuli d’oro sulla medesima lamina di materiale prezioso.
In particolare, a Torgiano si esegue la lavorazione con oro di alto titolo che conferisce alle opere un colore ed una delicatezza unica nel suo genere.
A Orvieto presso il Museo ospitato nel Palazzo Faina, una sezione particolare, denominata “Oro degli etruschi” è dedicata a questa arte antica.
La città ospita inoltre la Scuola “Ravelli”, cooperativa artigiana che custodisce i segreti della tradizione orafa orvietana. Già Crisostomo Ravelli, nella seconda metà dell’Ottocento, eseguì eccellenti opere a Roma, lavorando insieme all’architetto Sacconi, autore dell’Altare della Patria.
Il figlio, Maurizio, restauratore abilissimo, lavorò al ripristino del reliquiario di Ugolino di Vieri e delle due grandi statue di bronzo della facciata del Duomo di Orvieto. All’inizio degli anni Quaranta, Ravelli insegnò alla scuola professionale la tecnica di lavorazione dei metalli.
Gli allievi che proseguirono nella sua bottega la formazione professionale furono: Luciano Coppola e Marcello Conticelli. Quest’ultimo si segnala per la realizzazione del nuovo reliquiario del Duomo di Orvieto realizzato con una serie di tecniche tra cui l’ageminatura e l’uso di smalti.

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