RICAMI E MERLETTI DELL’UMBRIA
E’ tra la fine dell’800 e gli inizi del ‘900 che si verifica un fenomeno di ripresa della produzione di ricami e merletti, ma genericamente dei principali settori della produzione artigiana umbra che era stata fiorente e prestigiosa nel tardo Medioevo e in pieno Rinascimento, dopo un periodo in cui la produzione era relegata alle semplici necessità quotidiane ed affidata alla capacità manuale femminile che si tramandava in un contesto di lavorazione sostanzialmente domestico o in talune istituzioni ecclesiastiche.
In tale periodo si aprono scuole-laboratorio sotto forma di impresa, in modo autonomo o nel quadro organizzativo delle “Industrie Femminili Italiane”, che ovunque in Umbria presentano i medesimi caratteri: sono istituite e dirette da signore dell’aristocrazia e della borghesia illuminata, portatrici dei nuovi orientamenti imprenditoriali, che organizzano e riqualificano la mano d’opera di giovani donne contadine, e alle quali garantiscono un lavoro retribuito, in vista di un qualificato mercato italiano ed estero.
Il ricamo su tulle o Ars panicalensis (Panicale), è stato ripreso da antiche tradizioni locali, fu rielaborato e semplificato negli anni ’20 da Anita Belleschi Grifoni che fondò una scuola di ricamo su tulle, , che diede la possibilità a molte donne del paese di essere indipendenti economicamente.
Notevole fu il successo della scuola, attiva fino al 1978, anche grazie alla partecipazione a mostre e fiere del settore nazionali ed estere e all’invio, a scopo promozionale, di pezzi alla Casa Savoia.
L’Ars Panicalensis fu così conosciuta da famiglie reali e nobiliari che commissionarono veli da sposa, abiti da battesimo e tovaglie d’altare. Il lavoro di Anita Belleschi Grifoni è oggi proseguito da alcune eredi, tra le quali Paola Matteucci, consulente per l’ars panicalensis.
Attualmente Panicale ospita dal 2001 il museo del tulle presso la Chiesa di S. Agostino (XV sec.), con tipici manufatti ricamati. L’Ars Panicalensis è un ricamo ad ago su tulle. Caratteristica peculiare di questo ricamo su tulle è l’effetto di chiaro-scuro, vuoti-pieni, resi dai punti base e dai numerosi retini
Motivi decorativi caratteristici sono fiori, medaglioni, a retina, uccelli del paradiso, volute barocche.
Fasi di lavorazione: disegnare il motivo scelto su carta oleata; imbastire il tulle su un doppio supporto costituito da carta oleata e carta da pacchi; eseguire il ricamo ad ago con punti filza e retini; rifinire il bordo esterno con il birello; eliminazione dell’imbastitura e della carta; ritagliare il tulle intorno al birello; stirare a rovescio.
Il Merletto di Isola Maggiore (Tuoro sul Trasimeno): All’inizio del novecento fu la marchesa Elena Guglielmi, che aveva al suo servizio personale di origine irlandese, a fondare una scuola-laboratorio di merletto a punto Irlanda, eseguito ad uncinetto ad imitazione del merletto irlandese, chiamato Youghal, nato intorno al 1840 a causa del blocco delle importazioni dal continente dei merletti a fuselli delle Fiandre e della Francia.
La scuola laboratorio aveva come finalità di insegnare “il fine merletto d’Irlanda alle figlie di pescatori dell’isola “già esperte in semplici lavori all’uncinetto, tessitura e reti da pesca” oltre a consentire alle donne una certa indipendenza economica che è”il primo pass verso il possesso dei diritti civili”.
Le ragazze dell’isola, sotto la guida di Elvira Tosetti in De Sanctis, oltre a saper ornare le reti dei pescatori, diventano abili merlettaie che lavorano accompagnati dalla lettura de “La Gerusalemme liberata”.
Nel 1963 l’isolana Maria Vittoria Semolesti istituisce una cooperativa, che è anche scuola, per la produzione e vendita del merletto. La cooperativa chiusasi nel 1975 contribuì alla formazione di giovani e alla diffusione di questo tipo di lavorazione.
Attualmente ad Isola esistono ancora anziane merlettaie, la Pro loco organizza attività promozionali e l’associazione “Il Pesco” gestisce un centro espositivo dimostrativo, a Tuoro sul Trasimeno.
Presso il Palazzo delle Opere Pie è aperto il Museo del Merletto con esposizione di manufatti d’epoca e contemporanei.
E’ eseguito ad uncinetto ad imitazione del merletto di origine irlandese: le decorazioni vengono rielaborate e semplificate e si inventano nuovi disegni. Fasi di lavorazione: Il merletto viene lavorato con due fili: uno sottile per i motivi del disegno e per il reticolato, l’altro , chiamato cordoncino, per dare consistenza ai motivi.
E’ eseguito in diverse forme (rotonde, quadrate, esagonali, a ferro di cavallo) con centrale floreale o a stella contornati da una rete arricchita da noccioline, che unite tra loro assumono la forma voluta.
Rifinite con puntina o inserite su tessuto di lino o seta, a punto Parigi o a cordoncino. Punti impiegati: catenella, maglia bassa, maglia alta e alta doppia, picot.
Filato cordonetto n° 100 bianco o ecrù, uncinetto n° 0,5.